Diffusori e marketing olfattivo: molto più di un profumo

La neuro-economia è la combinazione di neuroscienza, economia e psicologia che studia il modo in cui le persone effettuano delle scelte analizzando il ruolo del cervello e degli stimoli sensoriali quando si prendono decisioni. Nato come componente della pubblicità subliminale, il marketing olfattivo si è sviluppato fino a diventare una parte importante delle strategie economiche delle aziende, al punto che esistono aromi creati appositamente per certi brand. Numerose ricerche hanno infatti dimostrato che quando un’azienda adotta un aroma adatto a rappresentare il proprio marchio, i suoi prodotti incrementano le vendite. Ciò perché l’aroma rafforza l’unicità del prodotto e rafforza la fedeltà del cliente, conferendo una percezione di qualità.

Marketing olfattivo, qualche esempio

La Walt Disney utilizza il marketing olfattivo fin dagli anni novanta: grazie all’aroma di popcorn diffuso nei propri parchi divertimento, stimola l’appetito dei visitatori e questa tecnica è oggi utilizzata in numerosi cinema multisala. Grandi catene alberghiere come Sheraton e Hilton hanno studiato un profumo per i loro alberghi così come alcuni ristoranti, l’Hard Rock Cafè ne è un esempio; la Sony diffonde nei suoi store un inconfondibile aroma di vaniglia e mandarino, mentre le automobili Lexus e Paramount hanno studiato un profumo per le loro auto, il classico profumo di auto nuova non è infatti casuale. Esistono esempi di marketing olfattivo anche in campo musicale: durante i concerti del Capo Horn Tour di Jovanotti vennero diffuse cinque fragranze differenti in cinque momenti diversi del live: l’arancio durante Dolce far niente, borotalco durante Per te, patchouli con L’ombelico del mondo, rosa sulle note di Bella e cappuccino sul finale di Gente della notte.

Perché il marketing olfattivo?

L’olfatto è il più primitivo di tutti i sensi ed è il primo che i neonati utilizzano per riconoscere la mamma. Gli esseri umani possono distinguere circa 10.000 odori diversi e uno studio del 1999 della Rockefeller University di New York ha dimostrato che le persone possono ricordare il 35% di quanto annusano, rispetto al 5% di ciò che vedono, al 2% di ciò che sentono e all’1% di quello che toccano. Questo perché l’elaborazione dei profumi avviene nella parte emozionale del cervello umano, restando registrati nella nostra memoria profonda sotto forma di emozioni ed indissolubilmente legati alle situazioni in cui sono stati percepiti per la prima volta.

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